Quando ci troviamo di fronte a situazioni incresciose, pericolose, inaspettate, che coinvolgono più persone o magari una intera comunità (guerre, carestie, alluvioni, disastri, incidenti, ecc.) é più facile che esca da noi uno spirito di condivisione, di fraternità, di accoglienza, di disponibilità.
Penso spesso alla mia storia, a come il Signore mi abbia buttato nel fango, mi abbia fatto assaggiare le umiliazioni più cocenti, il tribunale terreno, la povertà, la mancanza di fiducia, la disperazione, l’abbattimento, a causa delle mie azioni, per farmi rinsavire, perché io capissi che la vita non viene da me e dai miei sforzi, ma da una condotta cristiana, dall’osservanza dei comandamenti di Dio, dall’accogliere la sua volontà. Ci é mancato un pelo che perdessi anche questa vita, oltre alla vita eterna, ma era necessario, altrimenti ora chissà dove sarei e in che inganno mi troverei.
Pensavo allora come io sia stato sciocco a non uniformarmi alla volontà di Dio quando le cose sembrava mi andassero bene, a come sia stato ignorante nel non capire che per quanto mi affanni, se abbandono il Signore, tutto ciò che costruisco é destinato ad essere distrutto e a portare distruzione.
Pensavo a come fare perché altri non facessero i miei stessi errori, e magari cadessero anche nell’autodistruzione di se stessi o nel suicidio! E’ vero che ci vuole discernimento, ci vuole abbandono a Dio, ma é anche vero che questi sono doni, grazie, che non vengono dai nostri sforzi, ma dalla richiesta fatta a Dio. E’ anche vero che molte volte é indispensabile constatare con mano fin dove ci può portare la nostra dissolutezza, altrimenti la nostra vita non potrebbe cambiare. Mistero, mistero dell’Amore di Dio che é disposto a permettere la sofferenza e la disperazione per darci la salvezza. Non Lui ci fa soffrire, ma noi scegliamo di soffrire non ascoltando la sua voce. Chi ascolta la voce di Dio e compie la sua volontà, anche se soffre, é sereno.