A volte immagino di essere in una grande stanza insieme a tante persone. Ognuno è impegnato nelle sue attività: qualcuno fa qualche lavoretto, un altro gioca a carte, un altro è impegnato a conquistare una ragazza, qualche mamma si adopera ad accudire i propri figli. Insomma ognuno ha qualcosa da fare.
Di tanto in tanto si apre una porta e qualcuno dei presenti viene chiamato: non può rifiutarsi, è inutile ribellarsi. Deve solo andare.
La porta si chiude alle sue spalle e lui sparisce nel buio. A volte ci sentiamo disturbati se viene chiamato il nostro compagno di giochi, un amico o la persona che amiamo. Altre volte non ci capacitiamo del perché venga chiamato qualche persona giovane o qualche bambino. Poco tempo dopo ci dimentichiamo di tutto e continuiamo ad occuparci delle nostre faccende. Prima o poi, però, quell’uscio si aprirà e sarà pronunciato il nostro nome. Lo sappiamo benissimo e tuttavia continuiamo a non interessarci abbastanza di quello che ci aspetta una volta varcata quella soglia.
È pazzesco ma davvero così è la nostra vita: sappiamo benissimo che un giorno essa avrà fine
e nonostante questa certezza rimaniamo impassibili ad occuparci delle faccenducole del presente.
Siamo stupidi? Pazzi? O che altro? Forse è il caso di cominciare a svegliarci!
La Porta
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