Non siamo né matti né esaltati…
Mi chiamo Barbara, ho 32 anni, sono sposata con Andrea, abbiamo 6 bambini. Abbiamo vissuto in Camerun, in Africa, per 5 anni, inviati dal Papa e dal nostro Vescovo, Luigi Conti, come famiglia in missione del Cammino Neocatecumenale.
Il 26 aprile è morto in Africa mio marito a causa della malaria cerebrale. Ebbene, io vedo chiaramente che questo era necessario per il Camerun, perché per loro noi “bianchi” siamo ricchi e pensano che per noi sia tutto facile. Era necessario che loro vedessero che, se noi siamo lì, è solo per Gesù Cristo, senza guadagnare niente e rischiando la nostra vita e quella dei nostri figli. Noi lo sapevamo quello che rischiavamo, ma noi sappiamo che la vita viene da Dio e Andrea poteva morire anche a Macerata.
La vita viene da Dio, è Lui che decide quando noi moriamo e non importa se si muore a 5 anni, a 35 come Andrea, o a 70 anni. L’unica cosa che cambia è come ci trova Dio quando ci viene a prendere. Andrea conosceva il rischio ma per lui la cosa più importante era l’evangelizzazione. Di fronte a tante persone contrarie, di fronte alla sofferenza nostra, dei nostri genitori, a volte addirittura dei bambini, lui era sempre fermo, perché sapeva che l’unica cosa che conta, per ogni uomo della terra, é incontrare Gesù Cristo Risorto e che è un inganno profondo pensare che la vita viene dai soldi.
Noi abbiamo visto in Africa che l’incontro con Gesù Cristo ha cambiato la vita di molti uomini: famiglie ricostruite, uomini usciti dall’alcolismo, anche nella miseria, vivendo con la pace nel cuore. Dio stava preparando Andrea. Sabato Santo, 4 giorni prima che si ammalasse, lui scriveva: “…questo per me è una grazia enorme, poter partecipare alle sofferenze di Gesù Cristo con il mio stesso corpo…”.
Io oggi sperimento che è possibile riposarsi sulla croce con Gesù Cristo, veramente la croce è gloriosa, io ho sofferto molto, molto di più, quando cercavo la vita nel mondo e mi ritrovavo sempre insoddisfatta, con l’angoscia nel cuore di fronte alle più piccole difficoltà. Certo per me è un dolore grande perdere mio marito: ho 32 anni, con 6 bambini, umanamente è una catastrofe, perché noi abbiamo lasciato tutto.
Andrea ha lasciato il lavoro che amava tantissimo, noi non riceviamo uno stipendio né dal Vaticano né dalla Diocesi, viviamo solo della Provvidenza di Dio, senza nessuna certezza… ma in 5 anni di missione Dio ha sempre provveduto. Certo che anche i miei figli soffrono, perché noi non siamo né matti né esaltati, ma questa è la storia che Dio fa con i miei figli, per il progetto che Lui ha su di loro, progetto che io non sempre capisco. Ma so che loro, prima di essere figli miei e di Andrea, sono figli di Dio e per questo Dio si prenderà cura di loro.
Andrea nell’ultimo messaggio sul cellulare, che ha scritto a sua madre prima di entrare in coma, le ha scritto: “comunque vada Dio è fedele”. Questa è l’eredità che lascia a me e ai nostri bambini, che Dio è fedele, che Dio non si sbaglia, che Dio è un Padre buono. Barbara Bordi 28° Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Macerata – Stadio Helvia Recina
Giugno 2006. Fonte: http://www.ilcannocchiale.it/blogs/style/acquario/
Ho conosciuto Andrea Pianesi e Barbara con i suoi figli,ero in cameroun itinerante a Douala 27 gennaio 2005 20 c.marzo 2005. Con p.Ramon siamo venuti per l Annucio di Quaresima alle comunita di Yaundè e abbiamo pranzato da voi,mi sembra ieri…..ero in cattedrale all Eucaristia “con voi e Andrea”….,credo preghi per tutti noi. Cercavo un altra cosa è invece….ho letto la lettera di Barbara, che lei aveva letto in cattedrale a Macerata. Dico solo…….che il Signore vi benedica e vi protegga ogni giorno. Sono in Cammino dal 1987 a Castel del Piano Perugia., prima Comunità nel 2018 abbiamo fatto il matrimonio spirituale. PAROLA di questa sera………”Manna”