Vuoi telefonare a Dio?

Controlla che il prefisso sia giusto.

– Non comporre il numero senza pensarci bene per non fare una telefonata a vuoto.

– Non irritarti quando senti il segnale di «occupato ». Attendi e riprova.

– Sei certo di avere composto il numero giusto?
– Non parlare continuamente tu, ma ascolta che cosa ha da dirti Lui.- Ricorda che una conversazione telefonica con Dio non è un monologo.

– Se la comunicazione si interrompe, verifica se sei stato tu ad aver interrotto il collegamento.

– Non abituarti a chiamare Dio unicamente in casi di emergenza, scegliendo solo il numero di pronto intervento.

– Non telefonare a Dio solo alle ore della « tariffa ridotta », ossia prevalentemente di domenica.

– Anche nei giorni feriali dovrebbe esserti possibile una breve chiamata ad intervalli regolari.

– Ricordati che le telefonate con Dio sono senza scatti.

– Non dimenticarti di richiamare Dio che ti lascia incessantemente messaggi sulla tua segreteria telefonica.

N.B.: Se nonostante l’osservazione di queste norme, la comunicazione risulta difficile, rivolgiti con fiducia allo Spirito Santo:

Egli riattiverà la linea.

Se il tuo apparecchio non funziona per niente, portalo al seminario di riparazione che si chiama anche il sacramento del perdono.

Qualsiasi apparecchio è garantito a vita e sarà rimesso a nuovo da un trattamento gratuito.

Volevo cambiare il mondo

Quanto sono veritiere queste parole…

Quando ero giovane e libero e la mia fantasia non aveva limiti,sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio, scoprii che il mondo non sarebbe cambiato, per cui limitai un po’ lo sguardo e decisi di cambiare soltanto il mio Paese. Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita, in un ultimo tentativo disperato, mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia, le persone più vicine a me,ma ahimè non vollero saperne.
E ora mentre giaccio sul letto di morte, all’improvviso ho capito: se solo avessi cambiato prima me stesso, col l’esempio avrei cambiato la mia famiglia. Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà, avrei potuto cambiare il mondo! Spero tanto che queste parole vi facciano riflettere… io ho sempre creduto fermamente in ciò che c’è scritto in queste righe:  per costruire un muro,bisogna aggiungerci man mano un piccolo mattone. Iniziamo a cambiare le piccole cose che ci sono intorno…. e come si dice..”chi va piano va lontano…” Vogliamo andare lontano??

Dedicato a tutte quelle persone che alla fine della vita comprenderanno di non aver risolto e concluso nulla nella vita perchè avranno avuto la presunzione di riuscire a fare tutto e subito!

Vita…. dono di Dio

Mi chiamo Giovanna:
questo nome, ha un significato molto profondo (vuol dire DONO DI DIO), e sembra quasi una beffa del destino, il fatto che sia proprio io a portarlo… Sono figlia di ragazza madre: una donna che non ha mai trovato la forza, né i mezzi necessari per tenermi… Ho passato quindi, i primi 12 anni della mia vita, in vari istituti di suore e, in alcuni casi, ospite saltuaria di conoscenti di mia madre e, per periodi più lunghi, di una zia, sorella della mamma… Ho conosciuto ben presto la solitudine, che è stata mia fedele compagna di viaggio per tutta l’adolescenza, ho abbandonato in poco tempo ciò che mi era stato insegnato dalle suore, per il credo di chi mi stava educando… Sentivo spesso maledire il giorno in cui sono nata, dalle persone che mi stavano accanto… Avevo anche conosciuto un ragazzo all’età di 16 anni e sono stata costretta a lasciarlo perché, dicevano, la responsabilità era troppa per coloro a cui sono stata affidata… Non “frequentavo” più il Signore, ma mi era sempre rimasto dentro, fin dall’ acerba età, il pensiero che un giorno saremmo risorti e che esiste l’Eternità, ma non potevo parlarne  con nessuno… A 14 anni ho incominciato a lavorare e, contemporaneamente, a studiare, diciamo che il divertimento o la distrazione non hanno preso molta parte, nella mia vita.
All’età di 19 anni, per motivi di lavoro, mi sono ritrovata sulla mia strada il ragazzo che avevo dovuto lasciare, che abitava a 300 Km da me, e che io non avevo mai dimenticato; ci siamo rimessi insieme e da qui è incominciata una nostra nuova vita, non certo priva di difficoltà di ogni genere, ma quelle che più mi hanno dato dolore sono state le persecuzioni che ci venivano da parenti e da esterni, per il fatto che stavamo insieme…. Il nostro percorso è iniziato con un convivenza “forzata”: era l’unica strada che, pensavamo, avrebbe  salvato  il nostro rapporto, ma restava nel cuore la tacita promessa di far mettere a Dio un sigillo sul nostro amore, con il matrimonio in Chiesa.
In attesa che passasse un anno per arrivare a coronare, anche  a livello pratico, il nostro sogno,  ci ha colti una profonda crisi esistenziale, il senso di essere dimenticati dal mondo, ma più che altro da Dio, e tutto questo lavorava nelle parti più imperscrutabili all’occhio umano, e  il desiderio di morire si è fatto talmente grande che stavo meditando il suicidio, anche nei piccoli particolari…
Poi, la preparazione al matrimonio, che ha attutito il senso della  NON VITA, ma c’era una cosa che proprio non eravamo riusciti a superare: il fatto che non avremmo mai messo al mondo figli, per evitare che altri soffrissero come noi! E questo ce lo siamo portati dentro per più di anno dopo il matrimonio…
Poi, un giorno il Signore, ci ha mandato degli angeli che ci hanno fatto un annuncio: CRISTO E’ RISORTO! DIO E’ NOSTRO PADRE… DA SEMPRE CI HA PENSATI ED AMATI! Accogliere questo KERIGMA ci ha salvato la VITA!
Siamo entrati in un Cammino di conversione che ci ha aiutati a scoprire che il più delle volte il male è dentro di noi, che se attendiamo al bene, anche il male che ci circonda, lo possiamo combattere e vincere! Oggi sono una donna di 41 anni con quattro splendidi figli adolescenti, avuti con quattro cesarei (penso in sconto dei miei peccati), a cui abbiamo avuto la grazia, io  e mio marito, di poter trasmettere la fede…
All’età di 34 anni c’è stato un evento importante nella mia vita: l’incontro con mio padre terreno,  che ho cercato e conosciuto, grazie all’aiuto di un sacerdote (che benedico),  che ha ascoltato e creduto alla mia storia… A questo uomo ho portato il mio perdono, pur non nascondendogli tutto  il dolore e lo svantaggio che ho avuto dal mio NON RICONOSCIMENTO, non ho pretese alcune, se non quelle che lui possa salvarsi ed incontrare il Signore com’ è successo a me!
Nel Natale 2007, qui da noi, per la prima volta è venuta a trovarmi mia madre,  che ho potuto, in circa due settimane, conoscere un po’ meglio… Anche se sapere tante cose tutte insieme, mi ha dato parecchia sofferenza…
Concludo dicendo che viviamo ancora in molte difficoltà, ma vissute nel Signore, hanno un senso. Ringrazio Gesù, perché ha fatto, a me e a Luca, il dono grande di TRASFORMARE LA NOSTRA ACQUA  IN VINO NUOVO!
Ho ancora molto da imparare e cerco di farlo attraverso le persone che il Signore mette sulla mia strada. Tra i miei alti e i miei bassi, ho imparato una cosa che tengo ben stampata nel cuore e nella mente: LA VITA E’ UN DONO CHE NON BISOGNA GETTARE VIA… MAI!
 Giovanna Tedesco

                                                       tratto da  joe67.­splinder.­com) 

Vicino al Fuoco

Un giorno un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: ‘Maestro, tutti noi sappiamo che tu vieni da Dio e insegni la via della verità. Ma devo proprio dirti che i tuoi seguaci, quelli che chiami i tuoi apostoli o la tua comunità, non mi piacciono per niente.
Ho notato che non si distinguono molto dagli altri uomini. Ultimamente ho fatto una solenne litigata con uno di essi. E poi, lo sanno tutti che i tuoi discepoli non vanno sempre d’amore e d’accordo. Ne conosco uno che fa certi traffici poco puliti… Voglio perciò farti una domanda molto franca: è possibile essere dei tuoi senza avere niente a che fare con i tuoi cosiddetti apostoli?
Io vorrei seguirti ed essere cristiano (se mi passi la parola), ma senza la comunità, senza la Chiesa, senza tutti questi apostoli!’. Gesù lo guardò con dolcezza e attenzione. ‘Ascolta’, gli disse ‘ti racconterò una storia: C’erano una volta alcuni uomini che si erano seduti a chiacchierare insieme. Quando la notte li copri con il suo nero manto, fecero una bella catasta di legna e accesero il fuoco. Se ne stavano seduti ben stretti, mentre il fuoco li scaldava e il bagliore della fiamma illuminava i loro volti. Ma uno di loro, ad un certo punto, non volle più rimanere con gli altri e se ne andò per conto suo, tutto solo. Si prese un tizzone ardente dal falò e andò a sedersi lontano dagli altri. Il suo pezzo di legno in principio brillava e scaldava. Ma non ci volle molto a illanguidire e spegnersi. L’uomo che sedeva da solo fu inghiottito dall’oscurità e dal gelo della notte. Ci pensò un momento poi si alzò, prese il suo pezzo di legno e lo riportò nella catasta dei suoi compagni. Il pezzo di legno si riaccese immediatamente e divampò di fuoco nuovo. L’uomo si sedette nuovamente nel cerchio degli altri. Si scaldò e il bagliore della fiamma illuminava il suo volto’.  Sorridendo, Gesù aggiunse: ‘Chi mi appartiene sta vicino al fuoco, insieme ai miei amici. Perché io sono venuto a portare il fuoco sulla terra e ciò che desidero di più è vederlo divampare’.
E’ proprio questo, la Chiesa: la garanzia di stare vicino al fuoco.

 Bruno Ferrero

Veramente libera…

Sono arrivata nel monastero di Modica dopo un lungo e provato cammino. Mai avrei immaginato che un giorno sarei diventata “monaca”, anzi… quando anni fa una persona mi domandò se avevo intenzione di farmi suora, fu per me una grande offesa; perché consideravo le suore come donne che non erano state capaci di realizzarsi nella vita e perciò per ripiego avevano scelto tale strada, rimanendo frustrate e senza coraggio. Insomma, non mi piacevano! Le claustrali, poi, erano la vergogna di questa “specie”, perchè vivevano lontano da tutti e da tutto, chiuse al buio a dormire, pregare e pensare solo a se stesse, senza tirarsi su le maniche e andare lì dove c’era realmente bisogno!
Pensavo: “A che serve solo la preghiera? Gesù non andava forse ad evangelizzare tra la gente e soprattutto tra i poveri? Quindi, che senso ha la clausura?”. Nell’ardore “tuttofare” dei miei venti anni non concepivo questa chiusura e la giudicavo inutile. E nel mio frettoloso, superficiale giudizio mai mi ero soffermata a riflettere che lo stesso Gesù prima di affrontare qualsiasi cosa si ritirava in solitudine con il Padre per ricevere da Lui la forza di andare oltre la sua umanità. Né avevo mai considerato che, come l’albero senza le radici (nascoste ed apparentemente inutili) non può vivere, così la Chiesa senza l’incessante preghiera dei monasteri non può esistereCredevo nell’ideologia marxista e nel comunismo e per alcuni anni mi sono illusa di essere nella verità. Poi la storia mi ha dimostrato il contrario! Non capivo più chi ero, dove stavo andando e cosa realmente cercavo. Volevo la verità, il senso della mia vita! Fu proprio in questo tempo che Dio entrò piano piano, quasi in punta di piedi, nella mia vita. No. Non è esatto! Ricomincio l’ultimo pensiero dicendo che fu proprio in questo tempo che mi decisi di volgere lo sguardo a Dio ed aprirGli un piccolissimo spazio nel mio cuore. Inutile dire che Lui non aspettava altro (…e da sempre!).E così, senza nessuna violenza, rispettando sempre i miei tempi di comprensione e libera accoglienza, piano piano… quasi in punta di piedi, cominciò a conquistarmi. Iniziai a leggere il Corano, a meditare Yoga, a conoscere i testimoni di Geova, gli Evangelisti, a frequentare i diversi gruppi ecclesiali presenti nella mia Parrocchia. Tutto volevo vedere, capire, conoscere. Non ho mai pensato però di abbandonare gli insegnamenti cattolici ricevuti sin da piccola in famiglia… Ricordo che in questa affannosa ricerca tutto mi sembrava buono e giusto. Ma mi sentivo incapace di compiere ciò che mi veniva chiesto o proposto dalle varie “voci”.Il sentirmi dire: “Devi essere così… Bisogna fare in questo modo…” mi dava un senso di oppressione, perché non riuscivo ad essere diversa da come ero. Né tantomeno volevo omologarmi agli altri senza capire e accettare coscientemente quello che facevo. Continuai così a cercare il senso della mia vita lasciandomi guidare dalle situazioni concrete che la vita quotidiana mi presentava. Nel “buio della mia realtà” mi guidava solo il desiderio dell’Amore vero e libero. E, senza accorgermene, la mia rigida razionalità diminuiva per equilibrarsi adeguatamente con gli incontrollabili sentimenti del mio cuore.Trovai quindi la libertà e la certezza di essere sulla via giusta solo quando il Signore, con i suoi fantasiosi tragitti, mi condusse alle catechesi del Cammino Neocatecumenale, dove finalmente e per la prima volta mi sentii dire che Dio mi amava così come ero, col mio passato e il mio presente. Che meraviglia non dovevo far nulla! O meglio, dovevo fidarmi di Dio… e, quasi per sfida, decisi di farlo perché volevo che la mia vita cambiasse. Ma cambiasse secondo la mia mentalità materialista. Ambivo infatti ad un buon lavoro, ad un felice matrimonio,ad una buona posizione sociale. Ma con infinita pazienza, tenerissima severità, costante fermezza, Dio ha “dirottato” queste mie grandi ambizioni e mi ha diretto verso ideali molto, molto più elevati.Con l’ascolto assiduo della Parola, la partecipazione all’Eucarestia e la condivisione esperenziale con i fratelli e le sorelle di comunità, capii che solo Dio è Via, Verità e Vita. Nel 1997, senza borsa né bisaccia, cioè senza sapere nulla di ciò che mi aspettava, partii in missione per Monaco di Baviera dove per un anno mi accolse una famiglia italiana itinerante del Cammino Neocatecumenale. Lo stesso quando partii per Taiwan. Neanche sapevo dove si trovasse geograficamente! Solo dopo scoprii che era un’isola cinese. Che meraviglia, che grazia! Dio aveva esaudito il mio sogno: andare in Oriente, in Cina!
Ma a distanza di un anno, nonostante mi piacesse molto quello che facevo, non mi sentivo ancora completa, non ero arrivata al traguardo. Così d’accordo con i miei catechisti e il mio parroco, che nel frattempo seguivano il mio cammino di discernimento, decisi di fermarmi a casa e capire cosa volesse realmente il Signore. Non è stato facile rimettermi in gioco e riprendere la vita di prima; però volevo andare fino in fondo, volevo essere ciò che Dio aveva pensato per me fin dall’eternità. Era Lui l’Amore che da sempre cercavo e ora che l’avevo trovato non volevo più lasciarLo. Era esigente… ma UNICO!Confusa, ma decisa a non mollare, andai per otto giorni in un monastero di Clarisse. Non che avessi qualche preferenza particolare per i francescani o per qualsiasi altro Ordine; anzi, per me erano tutti uguali. Andai solo per riflettere, per essere libera da ogni condizionamento e…sotto sotto…per la curiosità di vedere che mondo era la clausura. Beh! Dovetti ancora abbassare la testa e ricredermi. Ammettere che tutti i miei giudizi precedenti erano sbagliati. Sbagliatissimi! Dovetti riconoscere a me stessa che quelle donne non erano chiuse nel buio dell’indifferenza, ma nella luce dell’amore che emanavano dal loro sguardo vivo, dal loro sorriso sereno e rassicurante. Erano donne libere, non frustrate o in fuga. Erano talmente libere da rinunciare alla propria libertà! Che meraviglia! In quei giorni mi sentii il mondo nelle mani. Ecco cos’era la clausura! Donarsi a Dio per il mondo intero, aiutare tutti e chiunque contemplando Cristo morto e risorto, avendo la certezza che a Lui nulla è impossibile. È Lui il Signore, il Padre, lo Sposo, l’Amico, il Fratello! Tornai quindi a casa edificata da quella esperienza e col desiderio di ripeterla.Dopo un po’ di tempo un’amica mi chiese se ero disponibile ad accompagnarla per alcuni giorni dalle Benedettine del SS. Sacramento, in Sicilia. Entusiasta accettai, vedendo in questo invito una chiamata di Dio. Come al solito partimmo ignare di tutto, sapendo solo il nome del paese e quello del monastero. Il viaggio non fu affatto facile e… stanche anche di mormorare… finalmente arrivammo! Il sorriso della monaca foresteraria e tutte le sue premure materne cancellarono tutto e noi entrammo nella pace. Io, però, internamente rimasi ancor più frastornata perché nel varcare la soglia del monastero, come un’adolescente al primo amore, ebbi un tuffo al cuore. “Che succede?” pensai… ma finsi indifferenza.Ritornata a casa il mio pensiero continuamente andava al Monastero, ed in particolare al Tabernacolo. Credevo di non poter dimenticare quei giorni solo perché ero stata tranquilla, in silenzio e lontano dalla vita frenetica che conducevo fuori. Non certo perché la clausura fosse per me! Per togliermi il dubbio di una tale chiamata chiesi alla Priora se potevo ritornare in Monastero per un periodo più lungo. Lei accettò. Così tornai a Modica per convincermi che la clausura non fosse per me e che al massimo dopo un mese sarei scappata via. Sono passati quattro anni ed ancora, per grazia di Dio, sono qui! Convinta sì, ma… del contrario!
Ora non cambierei la mia vita per nulla e sono grata al Signore per tutto quello che mi ha concesso. Sono felice e mi sento libera come non mai. Ho tutto, il Tutto. L’8 settembre 2007, con la Professione Temporanea di tre anni, penso di aver coronato il mio desiderio di libertà. Pronunciando i voti di castità, povertà, obbedienza e stabilità sotto clausura non ho rinunciato a nulla; credo invece di aver guadagnato il mondo intero e di doverlo custodire e proteggere con tutte le mie forze perché appartiene al mio Sposo, al mio Dio. Con essa sono arrivata al traguardo della mia personale ricerca e all’inizio di una nuova vita. Nuova non perché ora indosso l’abito monastico, ma perché inizio a servire Dio in una dimensione diversa. Per grazia di Dio il giorno del mio sposalizio, perché tale è la Professione, ho vissuto tutta la celebrazione in una grande pace e con la gioia di vedere che tutta l’assemblea glorificava il Signore per la bellezza e il dono della mia consacrazione e quella di sr. Josepha, mia sorella gemella nel cammino monastico.Ringrazio Dio di avermi anche concesso per tutta la durata della celebrazione e dei festeggiamenti un pieno autocontrollo. Infatti, pur essendo presente e partecipe in corpo e anima, mi sentivo al di fuori di tutto il contesto. Vedevo la numerosissima assemblea, sentivo tutto l’amore fraterno che, in concreto, mi esprimeva l’amore di Dio, gioivo sinceramente con tutti i presenti; ma nel contempo mi sentivo sola con il Solo. Quando ho indossato il velo poi, è stato come se mi fossi “trasfigurata”. Ho avuto la sensazione di essere nella mia vera identità. Come se l’abito monastico mi appartenesse da sempre. Era nuovo ed antico allo stesso tempo! La sera quando in cella ero realmente sola con il Solo ho pensato che dall’8 settembre 2007 io non ero più io. Non solo perché portavo un nuovo nome (da Patrizia a sr Metilde) ma soprattutto perché portavo un abito che era segno evidente della presenza di Dio. Un abito col quale il Creatore si lascia condurre dall’interezza positiva e negativa della sua creatura. Un abito che indossa me e che ogni giorno mi sposa a Dio con la straordinarietà della vita ordinaria. Che bellezza! Che mistero insondabile!
Non aggiungo altro. Come è impossibile far sentire il profumo di una rosa attraverso le parole di una poesia; così è per me impossibile far sentire il palpito del mio cuore quando penso di aver cantato a Dio il mio “Suscipe”. È straordinario e misterioso quello che Dio compie in un’anima quando questa si abbandona a Lui anche per un solo attimo e si lascia condurre dal Suo infinito amore. Concludo dicendo che provo una gioia indescrivibile quando ogni mattina mi avvio in Coro per la preghiera. Penso che Dio, nella Sua Misericordia, mi sta chiamando ad accompagnare il mondo intero nella nascita di un nuovo giorno per seguirlo poi fino a notte fonda nel silenzio dell’Adorazione Eucaristica. Ringrazio per la pazienza prestatami e per tutte le persone (tante) che il Signore ha posto sul mio cammino e grazie alle quali ho conosciuto concretamente il Suo Amore. Lode, onore e gloria a Dio nei secoli dei secoli. Amen

Sr. M. Metilde della volontà di Dio

Una vita di sofferenze

Ho deciso di condividere con voi la mia vita, una vita fatta di tante sofferenze ma, che a un certo punto ha avuto una svolta perché ho incontrato DIO che mi ha donato il suo immenso amore.
Mi chiamo Myriam ho 29 anni e da qualche anno ho incontrato il grande amore che mi ha cambiato la vita, GESÙ CRISTO. Nei primi anni della mia infanzia ho dei bellissimi ricordi, una bella famiglia aperta a gli amici, ho due fratelli più piccoli uno ha 3 anni meno di me e l’altro 7, ricordo che sono stata felice di averli fin dall’inizio. Proprio quando è nato l’ultimo dei miei fratelli l’armonia nella mia famiglia si è spezzata, i miei litigavano sempre, ricordo mio padre che urlava e mia madre che scappava da mia nonna con noi tre bambini.
Quando avevo 12 anni i miei decisero di lasciarsi, mio padre andò via con un’altra donna e mia madre cadde in depressione. Ero sempre stata una bambina molto allegra, circondata da amici, amavo giocare ma questa nuova situazione mi cambio. Mi sentivo delusa e abbandonata da coloro che dovevano proteggermi, in quel momento la cosa più importante erano i miei fratelli, avrei fatto qualsiasi cosa per evitargli la sofferenza, più tentavo di comportarmi da grande più innalzavo un muro tra me e gli altri. Un anno e mezzo dopo i miei genitori decisero di tornare insieme più per convenienza che per amore, vivono ancora nella stessa casa odiandosi. Al primo anno delle superiori il mio atteggiamento cambiò, passai da timida e silenziosa a ribelle e apparentemente menefreghista, era solo un altro tentativo di difesa, pensavo che se non permettevo alle persone di entrare in intimità con me non potevano ferirmi ma, le persone non sono create per essere sole.  Alla fine del primo anno delle superiori iniziai a frequentare la parrocchia del mio paese, ero sicuramente alla ricerca del desiderio di DIO che è nel cuore di ogni uomo ma, non vedevo cambiamenti nel mio stato. Ad agosto di quell’anno arrivò in parrocchia un missionario circondato di giovani, questo sacerdote mi colpì molto, avevo trovato qualcuno con cui riuscivo a parlare, sorridevo, avevo una vita normale e di nuovo degli amici ma, nel mio cuore c’era sempre una ferita aperta e non riuscivo a perdonare i miei genitori. Due anni dopo quel sacerdote fu mandato in Brasile, e per me fu peggio di prima, avevo perso il mio punto di riferimento, oggi capisco che mi ero legata a un uomo ma, nonostante facessi un cammino non avevo mai incontrato DIO.
A 17 anni mentre tornavo a casa da una festa mezza ubriaca l’uomo che mi accompagnava a casa abuso di me, fu l’inizio della caduta in un abisso ancora più profondo. Mi sentivo sporca e terribilmente in colpa, non avevo nessuno con cui parlare mia madre usciva sempre più spesso e mio padre sfogava su di me tutta la sua rabbia, mi sentivo sempre peggio e l’odio per gli uomini aumentava. Presto scoprii che il sesso poteva essere un arma potente per distruggere gli uomini così cominciai ad usarla, di me non m’importava ero già morta nell’anima. Cominciai ad avere una vita sessuale sempre più disordinata, m’interessava solo giocare con gli uomini per poi umiliarli, e ho fatto davvero del male a queste persone.
Quando avevo 20 anni ho incontrato un ragazzo, all’inizio era il solito gioco per me ma, lui era diverso non ci cadeva. Anche lui come me aveva alle spalle una storia difficile ma, aveva incontrato DIO nella sua vita, m’innamorai di questo ragazzo attraverso il suo amore e il suo rispetto DIO inizio ad entrare nella mia vita. Sei anni fa quel ragazzo è morto, sentii un dolore immenso l’unica persona persona da cui mi ero sentita amata mi era stata portata via, ero di nuovo sola. In quel dolore così grande ho gridato a DIO, nelle lacrime cominciai a sentire una grande pace, DIO c’era e mi ama, da quel momento non mi sono più sentita sola.
Oggi vivo in pienezza perché tutto l’odio, la rabbia e il dolore che c’erano nel mio cuore sono state vinte da CRISTO sulla croce, LUI ha vinto la morte del mio cuore.

Myriam Silvestro

Una lettera dei primi secoli

 “Lettera a Diogneto”

  1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi
sono da distinguere dagli altri uomini.

2. Infatti, non abitano città proprie,
né usano un gergo che si differenzia,
né conducono un genere di vita speciale.

3. La loro dottrina non è nella scoperta
del pensiero di uomini multiformi,
né essi aderiscono ad una corrente
filosofica umana, come fanno gli altri.

4. Vivendo in città greche e barbare,
come a ciascuno è capitato,
e adeguandosi ai costumi del luogo
nel vestito, nel cibo e nel resto,
testimoniano un metodo di vita
sociale mirabile e indubbiamente paradossale.

5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri;
partecipano a tutto come cittadini
e da tutto sono distaccati come  stranieri.
Ogni patria straniera è patria loro,
e ogni patria è straniera.

6. Si sposano come tutti e generano figli,
ma non gettano i neonati.

7. Mettono in comune la mensa,
ma non il letto.

8. Sono nella carne, ma non
vivono secondo la carne.

9. Dimorano nella terra, ma hanno
la loro cittadinanza nel cielo.

10. Obbediscono alle leggi stabilite,
e con la loro vita superano le leggi.

11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati.

12. Non sono conosciuti, e vengono condannati.
Sono uccisi, e riprendono a vivere.

13. Sono poveri, e fanno ricchi molti;
mancano di tutto, e di tutto abbondano.

14.  Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria.
Sono oltraggiati e proclamati giusti.

15. Sono ingiuriati e benedicono;
sono maltrattati ed onorano.

16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori;
condannati gioiscono come se ricevessero la vita.

17.  Dai giudei sono combattuti come stranieri,
e dai greci perseguitati,  e coloro che li odiano
non saprebbero dire il     motivo dell’odio.

Essi sono l’anima del mondo

1. Adirla in breve, come è l’anima nel corpo,
così nel mondo sono i cristiani.

2. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo
e i cristiani nelle città della terra.

3. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo;
i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo.

4. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile;
i cristiani si vedono nel mondo,
ma la loro religione è  invisibile.

5. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo
ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri;
il mondo che pur non ha avuto ingiustizia
dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri.

6. L’anima ama la carne che la odia e le membra;
anche i cristiani amano coloro che li odiano.

7. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo;
anche i cristiani sono nel mondo come
in una prigione ma essi sostengono il mondo.

8. L’anima immortale abita in una dimora mortale;
anche i cristiani vivono come
stranieri tra le cose che si  corrompono,
aspettando l’incorruttibilità nei cieli.

9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina;
anche i cristiani maltrattati,
ogni giorno più si moltiplicano.

10. Dio li ha messi in un posto tale
che ad essi non è lecito abbandonare.

QUANTO SONO LONTANO DALL’ESSERE CRISTIANO???……….

Una giornata particolare

Oggi è stata una giornata particolare, compio cinquant’anni e sono tanti… più della metà di una vita. La cosa più bella è stata la sorpresa che mia moglie mi ha fatto, preparandomi una festa stupenda invitando tutta la famiglia e gli amici cui tengo di più. Sapevo di avere una buona moglie, e che mi volesse bene, ma oggi ho scoperto che il Signore mi ha messo accanto ad un angelo. Durante la festa ho ricevuto tanti regali, anche importanti, ma uno solo è stato speciale, la lettera che le mie figlie hanno scritto per me.

Ciao Leo,
nessuno capirà questo nome, ma tra di noi ci intendiamo!
Pian piano hai raggiunto i tuoi primi cinquanta anni, Complimenti!
In questi mesi abbiamo pensato più volte a cosa regalarti, per questo giorno speciale, ma purtroppo siamo quattro sorelle e tutte con una testa diversa. Non siamo riuscite a trovare un accordo e allora abbiamo pensato che ricevere una lettera ti avrebbe fatto piacere, anche perché nessuno ci avrà pensato e noi, come te, nelle cose che facciamo vogliamo essere uniche. Anche nello scrivere però abbiamo trovato difficoltà, ognuno voleva esprimere un pensiero diverso dall’altra ma poi, abbiamo capito che, alla fine, l’unica cosa che possiamo dire all’unanimità è.
GRAZIE
GRAZIE perché quando c’è stato bisogno, hai aiutato la mamma a cambiarci i pannolini, preparato le bottigline di latte, accompagnato a scuola e sei sempre stato un papà presente.
GRAZIE perché ci hai aiutato nelle difficoltà che via via crescendo abbiamo incontrato, anche se spesso i tuoi consigli ci sono sembrati pesanti, oggi ci rendiamo conto che erano i più giusti da seguire.
GRAZIE perché anche quando ti abbiamo chiesto qualcosa di troppo, che tu forse al momento non potevi darci, hai comunque nel silenzio pregato Dio che ti aiutasse e così sei stato esaudito e ci hai accontentato.
GRAZIE perché oggi siamo ormai cresciute: due di noi, infatti, siamo già diventate mamme rendendoti presto nonno e le altre due sono ormai maggiorenni e tra noi sorelle c’è tanto amore e complicità.
Infine ti diciamo GRAZIE per le carezze, i sorrisi, gli abbracci che ci hai sempre regalato anche quando tornavi a casa stanco e, perché no, per gli schiaffi che in quel momento ci hanno fatto soffrire ma che oggi ci sono grandi insegnamenti.
Lo sappiamo che forse anche altri PAPA’ fanno questo, ma per noi, sei stato e continui a essere ogni giorno… un PAPA’ SPECIALE!!!
Sei sempre un punto di riferimento, un modello da seguire e un vanto perché la tua onestà e il tuo rispetto per gli altri, anche quando forse non lo meritano, ti rendono UNICO AL MONDO!!!
Certo hai anche i tuoi difetti: sei brontolone, dormiglione,pigro,a volte pessimista, ci esaurisci tu e la tua squadra del cuore “ l’INTER” che viene sempre penalizzata dagli arbitri ma, nonostante tutto non cambieremmo, niente di te……….. Insomma PAPA’ come si dice :
“ RA’ CAS’ MAMMA’ E’ A’ REGIN, MA ‘O RE SI TU PAPA’… .”
UN BACIONE E UN BUON COMPLEANNO DAI TUOI 4 CAPOLAVORI

* Rossella * Maria-Anna * Francesca * Stefania *

Una coppia felice

Mentre sfogliava i suoi « dossier » matrimoniali, il diavolo notò con dispetto che c’era ancora una coppia, sulla terra, che filava d’amore e d’accordo. Decise di fare un’ispezione. Si trattava in realtà di una coppia comune: eppure sprigionava tanto amore che attorno ad essa pareva ci fosse un’eterna primavera.
Il diavolo volle conoscere il segreto di quell’amore.
“Nessun segreto” gli spiegarono i due.
“Viviamo il nostro amore come una gara:
quando uno dei due sbaglia, è l’altro che se ne assume la colpa;
quando uno dei due fa bene, è l’altro che ne ha le lodi;
quando uno dei due soffre, è l’altro che ne ha consolazione;
quando uno dei due gioisce, è l’altro che ne ricava piacere.
Insomma, facciamo sempre a chi arriva per primo”.
Al diavolo tutto ciò parve scemo. E se ne andò senza far loro del male.
Ed è cosi che possono ancora esistere delle coppie felici sulla terra…

Un vestito rosa

Un giorno vidi una ragazzina seduta da sola nel parco, tutti le passavano vicino e non si fermavano per scoprire perché sembrasse così triste.
Indossava un vestito logoro, scalza e sporca, sedeva e guardava la gente passare. Non provava mai a parlare. Non diceva una parola. Molti le passavano vicino, ma nessuno si fermava. Il giorno dopo decisi di tornare al parco per curiosità, per vedere se la ragazzina stava ancora lì. Sì, era lì, proprio nello stesso posto dov’era il giorno prima, e ancora con lo stesso sguardo triste negli occhi. Quel giorno ero decisa a fare qualcosa ed avvicinarmi alla ragazzina. Che, come tutti sappiamo, un parco pieno di gente strana non è il posto giusto dove dei bambini possano giocare soli.
Nell’avvicinarmi notai la parte posteriore del vestito della ragazzina. Aveva una forma grottesca. M’immaginai che fosse quella la ragione per cui la gente passava e non faceva lo sforzo di parlare con lei. Le deformità sono un colpo basso nella nostra società, e il cielo vieta di fare un passo verso di esse e assistere qualcuno che è diverso. Avvicinandomi ancora, la ragazza abbassò appena gli occhi per evitare il mio sguardo. Da vicino potei vedere più chiaramente la forma della sua schiena. Aveva la forma orribile di una gobba esagerata. Sorrisi per farle capire che era tutto ok; ero lì per aiutarla, per parlarle. Mi sedetti accanto a lei ed esordii con un semplice “ciao”.
La ragazzina sembrò colpita, e balbettò un”salve” dopo avermi a lungo fissato negli occhi. Sorrisi e anche lei sorrise timidamente. Parlammo finché venne sera, e il parco fu completamente vuoto. Chiesi alla ragazza perché fosse così triste. Lei mi guardò e con tristezza disse “perché sono diversa”.
Immediatamente risposi “lo sei!”; e sorrisi.
La ragazzina sembrò ancora più triste e disse “lo so”.
“Cara,” dissi, “mi sembri un angelo, dolce ed innocente”.
Mi guardò e sorrise, poi si alzò in piedi lentamente e disse: “Davvero?”
“Sì, sei come un piccolo angelo custode mandato a prenderti cura della gente che passa”.
Annuì con la testa, e sorrise. Così facendo aprì la parte posteriore del suo vestito rosa e lasciò uscire le sue ali.
Poi disse “lo sono”. “sono il tuo angelo custode” con un luccichio negli occhi. Rimasi senza parole – di certo stavo avendo un’allucinazione.
Disse “per una volta hai pensato a qualcuno oltre a te stessa. Il mio lavoro qui è finito.”Mi alzai in piedi e dissi “aspetta, perché nessuno si è fermato per aiutare un angelo?”
Mi guardò, sorrise, e disse “sei l’unica che possa vedermi” e poi se ne andò.
Un vestito rosa– dal web