L’amore non si misura……

L’amore non si misura sulla quantità delle nostre azioni.

Ma sulla quantità di amore che riversiamo nelle nostre azioni.

Quanto amore possiamo donare fino allo spasimo?

I doni importanti non sono denaro o beni materiali.

Ciò che le persone donano non è importante.

È importante l’amore che sta dietro il dono.

(M.Teresa di Calcutta)

lo spaventapasseri

Un cardellino ferito a un’ala non riusciva a volare.Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava per terra. Poi, però, terribile e gelido, arrivò l’inverno. Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, il cardellino si posò su uno spaventapasseri. Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e volatili vari.Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da cerimonia; la testa era una grossa zucca arancione; i denti erano fatti con granelli di mais; per naso aveva una carota e due noci per occhi.
“Che ti capita, cardellino?”, chiese lo spaventapasseri, gentilmente”.
“Il freddo mi sta uccidendo e non ho un rifugio”, Sospirò il cardellino “E non trovo più cibo…Temo che non vedrò la primavera”.
“Non aver paura. Rifugiati qui sotto la giacca. La mia paglia è asciutta e calda”. Propose lo spaventapasseri.Così il cardellino trovò una casa nel cuore di paglia dello spaventapasseri. Restava il problema del cibo. Era sempre più difficile trovare bacche o semi in mezzo a quella neve alta. Un giorno in cui tutto rabbrividiva sotto il velo gelido della brina, lo spaventapasseri disse dolcemente al cardellino.
“Cardellino, mangia i miei denti: sono ottimi granelli di mais”.
“Ma tu resterai senza bocca”.
“Non curartene, sembrerò molto più saggio”.
Lo spaventapasseri rimase senza bocca, ma era contento che il suo piccolo amico vivesse.
E gli sorrideva con gli occhi di noce.
Dopo qualche giorno fu la volta del naso di carota.
“Mangialo. E’ ricco di vitamine”, lo incoraggiò .
Toccò poi alle noci che servivano da occhi.
“Mi basterà ascoltarti”, gli diceva.
Infine lo spaventapasseri offrì al cardellino anche la zucca che gli faceva da testa, sicché non rimase più nulla di lui.
Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c’era più.
Ma il cardellino era vivo e, ormai guarito dal sacrificio del suo generoso amico, spiccò il volo nel cielo azzurro.
“Mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione,lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate;questo è il mio corpo” (Matteo 26,26).

Lo scalatore

Si racconta di uno scalatore che desiderando conquistare la vetta di una grande montagna, dopo anni di dura preparazione, iniziò la scalata. Bramando però di riceverne gloria da solo, volle tentare l’impresa senza alcun compagno di cordata. Pensava di fare tutto in un giorno, e così cominciò la scalata. Ma le difficoltà e gli imprevisti ben presto rallentarono la sua ascesa, e si trovò in ritardo rispetto ai tempi da lui previsti. Nonostante ciò, continuò nella sua impresa ormai disperata: non poteva tornarsene indietro senza aver conquistato la vetta! Ben presto le prime ombre della sera cominciarono ad oscurare il cielo, la notte arrivò ben presto oscurando ogni cosa: non si poteva assolutamente vedere niente! Nero assoluto, visibilità zero. La luna e le stelle erano oscurate dalle nubi. Appoggiando il piede su uno spuntone di roccia, a soli cento metri dalla vetta, sentì che l’appoggio stava cedendo, e in un attimo si sentì mancare la terra sotto i piedi iniziando una caduta nel vuoto a velocità vertiginosa senza alcuna speranza di salvezza. La sensazione di essere risucchiato verso la terra era terribile! Mentre continuava la caduta nel baratro, e l’angoscia gli prendeva la gola, gli vennero alla mente i momenti piacevoli e tristi della sua vita. Pensava tuttavia che tra un attimo sarebbe morto sfracellato al suolo. Ma in quel momento sentì un colpo terribile, e la sensazione che il suo corpo fosse stato spezzato in due…            Come tutti gli esperti scalatori, aveva fissato una corda alla sua cintura, e l’aveva passata attraverso i moschettoni di sicurezza che aveva fissato nella roccia durante la scalata. Questo gli aveva salvato la vita… per il momento. Dopo un primo momento di panico, ripresosi dallo spavento, si accorse di essere penzoloni in aria, e capì che non gli restava altro da fare che gridare con tutta la voce che gli era rimasta:

“AIUTAMI, MIO DIO”…

“MIO DIO, AIUTAMI…”

Subito una voce grossa e profonda,  dal cielo, gli rispose:

“ CHE COSA VUOI CHE FACCIA PER TE ?”  

” Salvami, Dio mio!!! “

“ Ma veramente credi che io ti possa salvare ? “

“ Ne sono sicurissimo, Signore “

“TAGLIA ALLORA LA CORDA CHE TI SOSTIENE…”

Ci fu un momento di silenzio e di inquietudine, nell’oscurità profonda della notte. Poi lo scalatore urlando per il terrore, afferrò con tutte le sue forze la corda che lo sosteneva, cercando di sorreggersi e di non abbandonare la presa per non cadere nel vuoto sottostante. Era atterrito dalla paura…
Dopo qualche giorno una squadra di salvataggio raccontò di uno scalatore trovato congelato, morto, stretto in modo fortissimo e disperato alla corda che lo sosteneva……. A DUE METRI DA TERRA.
Fino a quando, Signore, prevarrà il nostro egoismo? Fino a quando continueremo a fare di testa nostra? Fino a quando crederemo in te solo a parole? Fino a quando non ci decideremo di buttarci completamente nelle tue mani? Vieni presto, Signore, in nostro aiuto. Siamo deboli, non ce la possiamo fare, ma a te nulla è impossibile!

CORAGGIO TAGLIA LA CORDA NEL SIGNORE

Letterina di Natale

Cari mamma e papà,
Siamo le due figliolette più rompiscatole, cogliamo l’occasione di questo Natale per scrivervi una letterina. Siccome negli ultimi due anni ci siamo date molto da fare, tra nipotini, nonni, genitori, sorelle, cognati ed eventuali intrusi, crediamo entrambe di meritarci una piccola ricompensa. Il dono che stiamo, per chiedervi potreste ritenerlo troppo misero….. ma ci accontentiamo lo stesso viste le conseguenze economiche-finanziarie in cui la famiglia è caduta !!! Le Torri Gemelle e tutte le borse americane sono cadute nel 2001 e, a questo proposito, noi possiamo ritenerci fortunati perché tra matrimoni e feste varie in quel periodo i nostri soldi erano già scomparsi e quindi gli stipendi non potevano diminuire ancora di più, visto che comunque era già la banca a gestirli e non noi. Come abbiamo già detto il dono che vorremmo, è molto piccolo, e il prezzo è sicuramente adatto al vostro portafoglio, anzi crediamo che rimarrà anche qualche centesimo per trascorrere il periodo natalizio adeguatamente. Sappiamo ormai da molti anni che Babbo Natale, la Befana, i Re Magi non esistono ma perché privare queste due ragazze ingenue (dal punto di vista mentale) di sorridere dopo aver ricevuto il dono chiesto nella letterina?!? Non preoccupatevi, non ci offendiamo se siete voi a farci questo regalo e no Babbo Natale. Adesso però basta scherzare…… Parliamo di cose serie!!! La nostra richiesta sarebbe “ UN MISERO STEREO “ con i seguenti requisiti: doppia musicassetta, lettore cd che comprenda 3 cd, radio AM-FM con 25 stazioni programmabili, colore grigio perlato, con luci fosforescenti all’accensione, messaggio di benvenuto iniziale e di arrivederci allo spegnimento, 2 casse innovative, telecomando con funzione a distanza con relativo cover di gomma sempre grigio perlato, e dimenticavamo che deve essere assolutamente della Sony, ma se questo modello non è possibile ci accontentiamo anche della Panasonic, Philips, o qualche altra marca di questo livello. Crediamo di aver chiesto troppo poco. Ma in caso di ulteriore crisi finanziaria ci accontentiamo a malincuore di un mini Hi-Fi con 2 cassette, 1 solo lettore cd, e radio AM-FM, con l’aggiunta di un DVD per il computer (consigliamo acquistarlo da Città Mercato perché è in offerta, ma siccome non abbiamo problemi di soldi potreste anche recarvi da Expert); o un videoregistratore sempre compreso di DVD, tutto ciò da tenere possibilmente o, in caso di mancata osservanza delle madri nei confronti dei loro figlioletti rompi tutto, forzatamente, lontano dalla portata dei bambini.
Vi ringraziamo anticipatamente perché sappiamo che realizzerete questo nostro piccolissimo desiderio. A proposito, dimenticavamo di dirvi che…. VI VOGLIAMO TANTO BENE !!!
N.B. Ancora di più se ci accontenterete.
Stefania e Francesca
P.S. da non considerare una carta qualsiasi da utilizzare per il wc, ma piuttosto per l’albero di Natale

Lettera di un bambino mai nato

Cara mamma,
tu non mi conosci in quanto, quand’ero ancora nel tuo grembo, hai deciso che la mia vita venisse soppressa con l’aborto…
Ma, rifiutato dagli uomini, sono stato raccolto dal Signore che ha detto: Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is. 49,15).
E Dio d’amore, in virtù dei meriti di Gesù Cristo e delle preghiere della Chiesa e di tutti i santi, mi ha portato nel Paradiso. Essendo morto da piccolo, non in grado quindi di compiere il bene ed il male e di discernerlo, non sono stato sottoposto al giudizio come invece accadrà a te ed agli altri uomini nel momento della morte. Io so che sei stata sedotta da certi falsi maestri che, come Lucifero con Eva, ti hanno fatto credere che si trattava “solo di un’interruzione della gravidanza”, mentre il Papa con l’enciclica “Evangelium vitae” ha chiarito che invece è un peccato mortale. So che non hai mai letto la Bibbiae neppure tale enciclica, mentre preferivi passare ore davanti alla televisione, strumento utile ma che gli uomini hanno reso un moderno vitello d’oro.
Se tu avessi lettola Parola di Dio avresti meditato il libro sapienziale del Qoelet che insegna “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”. Avresti quindi atteso il momento propizio per compiere quegli atti d’amore che mi hanno dato vita in un momento per te indesiderato. Credendoti libera ed emancipata secondo le teorie del mondo, ti sei trovata “prigioniera” della mia presenza che ti avrebbe impegnata in compiti e responsabilità per le quali non ti sentivi matura. Nonostante i consigli di chi, ispirato da Dio, ti stimolava ad affidarti comunque alla Sua provvidenza, come fece Agar nel deserto ed altre donne bibliche antesignane di Maria Santissima che ha avuto la massima fiducia in Dio, tu hai preferito sbarazzarti di me.
Padre Pio, durante la confessione di una donna che aveva abortito, le mostrò in visione un papa osannato dalle folle dicendole che Dio aveva progettato per suo figlio un tale ruolo. Ma io, dal Paradiso, ti amo lo stesso e prego perché tu ti salvi.
In molti casi la preghiera dei bambini abortiti è l’unica orazione, unita a quella di qualche familiare, recitata incessantemente a favore della loro madre. Se sentirai dei rimorsi, sappi che, come è successo a tante madri che hanno abortito, tali rimorsi sono una grazia che va accolta e perfezionata con la confessione del tuo grave peccato, che il Signore d’infinita misericordia arde dal desiderio di perdonare; ma non può farlo senza il tuo pentimento.
Non trascurare tale grazia ed affrettati a sbarazzarti del grave peccato. Da tale peccato devi liberarti il più presto possibile per la tua serenità e per la gioia di Dio che ha detto Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc. 15,7). Poiché ti amo non desidero che tu, incurante dei richiami alla conversione ed al pentimento, finisca nell’inferno che esiste ed è esattamente comela Madonna, mia Madre in cielo, l’ha mostrato ai veggenti di Fatima e di Medjugorje.
Anche se andrai da medici o psicologi per tentare di allontanare il “rimorso provvidenziale”, nessun di loro potrà mai cancellare la tua colpa, ma un sacerdote sì.
Tuo figlio mai nato.

Lettera del figlio di un operaio

Ero tornato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera. Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica. L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo. L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie. L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università. L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro. L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.  Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro.  Ma mi è mancata l’aria, quando lunedì 26 luglio 2010,  su “ La Stampa” di Torino, ho letto l’editoriale del Prof . Mario Deaglio. Nell’esposizione  del professore, i “diritti dei lavoratori” diventano “componenti non monetarie della retribuzione”, la “difesa del posto di lavoro” doveva essere sostituita da una volatile “garanzia della continuità delle occasioni da lavoro”, ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo, non necessitava più del “tempo libero in cui spendere quei salari”, ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte (teoria ripetuta dal Prof.  Deaglio a Radio 24 tra le 17,30  e la 18,00 di Martedì 27 luglio 2010). Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore, perché non è correlato al denaro, mi ha tolto l’aria. Sono salito sull’auto costruita dagli operai della Mirafiori di Torino. Sono corso a casa dei miei genitori, l’ho visto per l’ennesima volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua famiglia, quello era gratis.
Odorava di dignità.

Le quattro coppe

Quando nacqui trovai una coppa,
la bevvi e, in fondo, trovai una perla:
la giovinezza.

La giovinezza mi offrì una coppa scintillante,
la bevvi e, in fondo, trovai un rubino:
l’amore.

L’amore mi offrì una coppa stupenda,
la bevvi e, in fondo, trovai un diamante:
il dolore.

Anche il dolore mi porse la sua coppa,
disperato, la bevvi fino all’ultima goccia.
Oh, gioia suprema! In fondo, trovai Dio!

Perché quasi sempre troviamo Dio nel Dolore?  Perché Lo cerchiamo soltanto nella sofferenza; nella gioia invece ci dimentichiamo di Lui,  non Lo facciamo partecipare alla nostra felicità  che preferiamo condividere con tutti tranne che con Lui,  mentre nessuno vuol condividere con noi il nostro dolore, restiamo soli,  allora ci ricordiamo che Dio esiste ……per chiederGli  l’impossibile  o  incolparLo  del  naturale.

Le lenzuola sporche

Prima di criticare guardiamo noi stessi

Una giovane coppia di sposi novelli ando’ ad abitare in una zona molto tranquilla della citta’.
Una mattina, mentre bevevano il caffe’, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
“Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina!
Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo…
Magari un giorno le faro’ vedere come si lavano le lenzuola!”
Il marito guardo’ e rimase zitto.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.
Dopo un mese, la donna si meraviglio’ nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito
Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato!
Chi le avrà fatto vedere come si fa???
Il marito le rispose: Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato piu’ presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra ! Cosi’ e’ nella vita.  Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui osserviamo i fatti.  Prima di criticare, probabilmente sara’ necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio.
Allora vedremo piu’ nitidamente la pulizia del cuore del vicino……

Le finestre del Paradiso

Era un pò di giorni che il Signore non faceva un giro per il Paradiso; una mattina quindi si svegliò deciso a controllare se tutto lassù filava per il verso giusto.
Con sua grande sorpresa, vide, in mezzo ad un gruppetto di persone, un tipo che in vita sua non aveva mai concluso niente di buono, era un gran lazzarone, svogliato e poco credente. “Come ha fatto un individuo del genere a entrare in Paradiso? San Pietro dovrà rendermi conto di questo!.”, si indignò il Signore.
Continuò il giro di controllo ed ecco che scoprì tra gli altri beati una donna che in vita sua ne aveva combinate di tutti i colori. “Anche lei qui?”, esclamò sbalordito. “Ma chi controlla l’ingresso tra le anime beate? San Pietro dovrà spiegarmi anche questa!”. Girando s’imbatte in altre persone che non si aspettava proprio di incontrare in Paradiso.
A passi decisi, con un viso che prometteva tempesta, il Signore si avviò verso l’ingresso del Paradiso. Lì, a fianco del portone, con le chiavi in mano, stava San Pietro. “Non ci siamo, non ci siamo proprio!”.
Lo affrontò severamente il Signore. “Ho visto gente qui intorno, che del Paradiso non è proprio degna! Che custode sei? Non sarà che ti addormenti in servizio?”. “Eh, no! Io non dormo proprio!”, rispose risentito San Pietro. “Io alla porta ci sto, e con gli occhi ben aperti anche. E’ che sopra di me, c’è una piccola finestra.
Di là ogni tanto tua Mamma Maria fa scendere una corda e tira su anche quelli che io avevo allontanato! A questo punto cosa dovrei fare? E’ inutile che faccia il portinaio! Do le dimissioni!” Il volto del Signore si distese in un gran sorriso. “Va bene,va bene”, disse bonariamente, cingendo le spalle di San Pietro con un braccio, come ai vecchi tempi.
“Quello che fa mia Mamma Maria è sempre ben fatto. Tu continua a sorvegliare la porta e lasciamo che al finestrino ci pensi lei…”.

(tratto dal sito www.missioneinweb.it)

Le quattro candele

Le quattro candele, bruciando, 
si consumavano lentamente. 
Il luogo era talmente silenzioso, 
che si poteva ascoltare la loro conversazione.

La prima diceva: “IO SONO LA PACE”,
 ma gli uomini non mi vogliono:
 penso proprio che non mi resti
 altro da fare che spegnermi!"
 Così fu e, a poco a poco, la candela
 si lasciò spegnere completamente.

La seconda disse: “IO SONO LA FEDE”
 purtroppo non servo a nulla.
 Gli uomini non ne vogliono sapere di me,
 non ha senso che io resti accesa".
 Appena ebbe terminato di parlare,
 una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.

Triste triste, la terza candela a sua volta
 disse: “IO SONO L'AMORE” non ho la forza
 per continuare a rimanere accesa.
 Gli uomini non mi considerano e
 non comprendono la mia importanza.
 Troppe volte preferiscono odiare!"
 E senza attendere oltre,
 la candela si lasciò spegnere.

...Un bimbo in quel momento
 entrò nella stanza e vide le tre candele spente.
 "Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese,
 io ho paura del buio!"
 E così dicendo scoppiò in lacrime.

Allora la quarta candela,
 impietositasi disse: "Non temere,
 non piangere: finché io sarò accesa,
 potremo sempre riaccendere le altre tre candele:
 "IO SONO LA SPERANZA"

Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime,
 il bimbo prese la candela
 della speranza e riaccese tutte le altre.

CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA
 DENTRO IL NOSTRO CUORE... 



 ...e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, 
come quel bimbo, capace in ogni momento 
di riaccendere con la sua Speranza,

  la FEDE, la PACE e l'AMORE